Sorpresi da uno Sguardo – l’Editoriale

 

Pubblichiamo qui l’editoriale sul tema che affronteremo quest’anno:

10° Family Happening 11-14 settembre 2014

 

“SORPRESI DA UNO SGUARDO”

Di fronte alle sfide e alle fatiche del vivere è uno sguardo, un abbraccio, un incontro di un amico o di un estraneo, che ci sorprende e permette di riscoprire il nostro valore, qualcosa di unico da offrire al mondo. Uno sguardo che ci fa accorgere della grandezza dei nostri desideri e ci comunica la stima per i nostri tentativi di costruzione, una miccia che accende il nostro cambiamento, che ridà la forza di tentare qualcosa di nuovo e l’energia per affrontare anche le fatiche più grandi.

Oggi percepiamo in modo acuto quel “male di vivere” di cui parlava Pavese. Nella crisi culturale ed economica che ci ha travolti, le sfide personali e sociali sembrano afflosciare le energie delle persone e delle famiglie. La mancanza di lavoro che blocca i progetti dei giovani, la crisi che costringe a ristrettezze economiche, l’insuccesso scolastico e il disorientamento che ne segue, la difficoltà a metter su casa e famiglia, la malattia che ci rende meno autonomi e sembra toglierci la possibilità del successo, una gravidanza indesiderata di fronte alla quale ti senti sola, le relazioni matrimoniali fallite e le loro conseguenze, la sempre più ardua impresa educativa…per non parlare del male e della violenza che ci restituiscono le cronache da tutto il mondo.

Le domande che sorgono sono radicali: come si fa a star di fronte a queste sfide? Come si fa a vivere? Che compito abbiamo noi e per i nostri figli, nel mondo?

Osservando la nostra semplice quotidianità, ci accorgiamo che al fondo di tutte queste problematiche alberga il desiderio di essere felici, più o meno espresso e consapevole. Anche il bisogno di essere legittimati, in realtà, è un aspetto di un bisogno ben più grande di amare ed essere amati.

 

La mentalità comune offre una varietà di risposte parziali ed illusorie, di cui presto ci rendiamo conto se siamo leali. Una mentalità che basa la dignità della persona sul successo e sull’effimero e che intende la libertà dell’uomo come autodeterminazione. Una speranza riposta nella definizione di nuove leggi e regole in grado di sistemare la vita, nel reclamare sempre nuovi e svariati diritti, nelle azioni politico/economiche che promettono di rivoluzionare il sistema. Ma se queste risposte possono pur dare un contributo necessario alla ripresa del nostro Paese, esse rimangono alla superficie del problema del vivere.

 

Partendo dalla nostra esperienza quotidiana, ci accorgiamo che la capacità e l’energia per affrontare difficoltà e sfide della vita, non sono qualcosa che si trova fuori, ma dentro di noi. E quando le riscopriamo in noi? Cosa risveglia fiducia nel valore che noi siamo, indipendentemente dalla circostanza che ci tocca vivere? Questo senso di valore nostro, un valore unico da offrire al mondo, si ridesta di fronte ad uno sguardo, ad un incontro con una persona (l’amato, un amico, un estraneo …) che ci di dice “Tu vali!” e quasi all’improvviso ci fa accorgere della grandezza dei nostri desideri, ci comunica la stima per i nostri tentativi di costruzione. Questo sguardo diventa la miccia che genera il nostro cambiamento, la forza di tentare qualcosa di nuovo e l’energia che serve per affrontare anche le fatiche più grandi. Ciascuno di noi può riconoscere quando questo gli è accaduto e accade ancora. E così può riscoprire che cosa è l’uomo, le esigenze fondamentali che lo costituiscono, motore di vita e di progresso civile, e la possibilità intravvista di una soddisfazione piena, di un destino buono anche nelle circostanze avverse.

 

La famiglia è il luogo primario che educa a questo sguardo e a questa fiducia, che accoglie la vita e la sua promessa, che abbraccia la diversità nelle sue relazioni d’amore, che apre le porte ai bisogni concreti di tutte le “periferie esistenziali dell’umanità” (papa Francesco). La famiglia è un luogo di bene, insegna a ciascuno che le differenze (tra padre e madre, tra fratelli e sorelle, tra generazioni) sono strumento per la nostra crescita e non elementi su cui costruire distanze. Così diventa luogo fecondo, cioè capace di generare – vita, relazioni, accoglienza, educazione – una società tesa al bene comune. «Figlio, per quanto ti è possibile, trattati bene … Non privarti di un giorno felice» (Siracide). Quanta tenerezza paterna si intuisce dietro queste parole, che si trova anche all’origine dell’amore sponsale (carico di promessa) ed esprime il desiderio che ciascun padre e madre sente per i propri figli.

 

Il Family Happening vuole essere uno di questi luoghi dove chiunque può lasciarsi “sorprendere da uno sguardo”, può incontrare volti e fatti che testimoniano una tensione incrollabile, una voglia di bello, di buono, di vero, una capacità di accoglienza, di amicizia, di tentativo di risposta ai mille bisogni concreti dell’uomo d’oggi. Capiterà di incontrare padri e madri, bambini accolti e giovani volontari, medici e insegnanti, filosofi e giuristi, artisti ed imprenditori, insieme a giganti come don Bosco, così caro a Verona, del quale anticipiamo il bicentenario dalla nascita (1815-2015). Capiterà di mangiare con gli Alpini, di ballare con i propri figli, di correre la maratona sulle Torricelle di Verona, di giocare con i più piccoli sotto la statua di Dante, e usare le mani per piccole grandi creazioni artistiche sotto i loggiati delle piazze. Parleremo di vita, di educazione, di diritti, ma anche di tutte le sorprese che l’anno ci ha riservato.